lunedì 1 marzo 2010

12 MARZO SCIOPERO GENERALE (4 ORE) INDETTO DALLA CGIL

LA SCURE DEL GOVERNO SUI DIRITTI DEI LAVORATORI
(ARTICOLO 18 COMPRESO)

In Parlamento si sta per consumare, nel silenzio generale, una vera e propria
controriforma del diritto del lavoro, un attacco insidioso contro diritti che i
lavoratori hanno conquistato in mezzo secolo di storia, compresa la tutela
dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.

Il disegno di legge n. 1167-B, agli articoli 30, 31 e 32, introduce delle modifiche che mirano
a svuotare di significato le tutele dei lavoratori: il risultato sarà quello di lasciare il
lavoratore ancora più solo nella “libera” dinamica dei rapporti di forza con il datore di
lavoro, al quale viene attribuita mano libera rispetto a leggi e contratti collettivi.

La norma “manifesto” è il comma 9 dell’art. 31, dove si prevede la possibilità
di privare il lavoratore della tutela giudiziaria, affidando le controversie non ai
giudici, bensì ad arbitri. Questi ultimi potranno addirittura giudicare “secondo
equità”, che significa: secondo il loro buon senso, senza applicare le norme di
legge e dei contratti collettivi. Questo vuol dire privare il lavoratore di garanzie
certe e universali quali quelle date dai contratti nazionali e dalle leggi,
minando anche la stessa la tutela dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.

Ma vi è di più: anche se un lavoratore dovesse riuscire ad andare davanti ad un giudice,
quest’ultimo non potrà sindacare le scelte del datore di lavoro e dovrà tener conto dei
concetti di giusta causa e di giustificato motivo di licenziamento che saranno dettati non
più dalla legge e dalle norme costituzionali, bensì dalla contrattazione collettiva (anche
separata) e, ancor peggio, dal contratto di lavoro individuale stipulato all’atto
dell’assunzione, qualora certificato da apposite commissioni (art. 30). E’ evidente che in
quest’ultimo caso, data la disparità contrattuale tra datore e lavoratore, il contratto
certificato potrà benissimo sanzionare con il licenziamento anche una minima mancanza
del lavoratore.

Vengono in questo modo letteralmente capovolti i fondamenti stessi del diritto
del lavoro, nato per tutelare il contraente debole nel rapporto di lavoro.

Il disegno di legge contiene, inoltre, una ridefinizione dei termini per l’impugnazione dei
licenziamenti, dei contratti di collaborazione, dei contratti a termine e dei trasferimenti che
renderà assai difficile (se non impossibile) al lavoratore la tutela giurisdizionale dei propri
diritti (art. 32).

Se a tutto ciò si aggiunge che, dopo la legge n. 69/2009, sarà possibile
condannare il lavoratore alle spese di giudizio quando vorrà ricorrere al
tribunale per difendere un suo diritto, appare ancor più urgente e necessaria
una presa di posizione netta e precisa di fronte a questa serie di
provvedimenti che minano alla radice l’ispirazione costituzionale del nostro
diritto del lavoro. In questa lotta la CGIL sarà sempre in prima fila.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

prpongo lo spamming come forma di informazione

Anonimo ha detto...

Non puoi diffondere informazioni sindacali utilizzando la mail aziendale... :-(