lunedì 22 marzo 2010

ESITO INCONTRO PIATTAFORMA DI SECONDO LIVELLO

Mercoledì 17 Marzo si è tenuto presso la sede Altran di Roma il primo incontro contrattazione di secondo livello per il contratto metalmeccanico.

All'incontro erano presenti:
- per Altran HR, Sandra De Sanctis e Giuliana Musso,
- i funzionari di Fiom-Cgil, Fim-Cisl, Uilm -Uil
- le RSU/RSA Fiom di Torino (Mario Adinolfi), Roma (Francesca Ciccone, Daniele Perla) e Napoli (Antonello Volpe)
- la RSA Fim di Roma (Benedetto Tozzi)


L'incontro è stato introdotto dai funzionari che hanno illustrato le linee guida che hanno ispirato la piattaforma di secondo livello per il contratto metalmeccanico e ne sono stati evidenziati i punti fondamentali, che saranno oggetto di discussione nei prossimi incontri.

Questo primo incontro, ha permesso di concordare il piano di lavoro operativo da sviluppare nei prossimi mesi: l'azienda si è impegnata a incontrare le parti con cadenza mensile e a procedere per punti nella discussione della bozza.
L'azienda, inoltre, ha confermato la volontà di mantenere due tavoli separati di discussione, sul contratto metalmeccanico e su quello del commercio, per meglio affrontare gli aspetti normativi ed integrativi che differenziano i due contratti, fermo restando l'intento di giungere ad un accordo sulla parte economica e gestione trasferta quanto più possibile comparabile.


Nel prossimo incontro, che si terrà il prossimo 20 aprile, saranno affrontati gli aspetti normativi e quelli relativi alle relazioni sindacali. Nei successivi saranno discussi gli aspetti di tipo economico e di trasferta.

lunedì 8 marzo 2010

12 MARZO SCIOPERO GENERALE : DIFENDIAMO L' ART. 18

IL 12 MARZO SCIOPERO GENERALE

IN DIFESA DELL’ART. 18
Il «collegato lavoro» deciso dal Governo contiene norme che destrutturano i Contratti
e annullano le tutele previste dall’art. 18 dello Statuto dei lavoratori.
Potrà essere chiesto alle lavoratrici ed ai lavoratori, attraverso la certificazione
individuale, di sottoscrivere all’atto dell’assunzione condizioni in deroga ai
Contratti nazionali e peggiorative anche per i termini che riguardano la giusta
causa.
Potrà essere richiesta la sottoscrizione della rinuncia a ricorrere al Giudice del
lavoro per ogni contenzioso riguardante il rapporto di lavoro e il licenziamento.
IN QUESTO MODO LA TUTELA DELL’ART. 18 VIENE ANNULLATA E RESA INAGIBILE
Altri aspetti inaccettabili della legge approvata sono:
- la limitazione nei tempi per impugnare i licenziamenti;
- il peggioramento delle condizioni dei precari e l’annullamento delle procedure di
stabilizzazione;
- la limitazione quantitativa per l’accesso ai benefici del prepensionamento dei lavoratori
«usurati»;
- l’abbassamento dell’età di apprendistato a 15 anni;
- la delega di 24 mesi al Governo per fare la riforma degli ammortizzatori sociali
e per le politiche dell’occupazione del lavoro femminile, che sottrae queste
materie al Parlamento e al confronto con le parti sociali.
Si vuole ripristinare un potere autoritario e indiscutibile del datore di lavoro
per cancellare cento anni di lotte con cui si è conquistato il diritto nel lavoro.
Per la Fiom questo nuovo e gravissimo attacco ai diritti del lavoro e della
democrazia, ulteriore frutto velenoso dell’Accordo separato sul sistema contrattuale,
va respinto con la massima mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori.

LA FIOM CHIAMA TUTTE LE METALMECCANICHE E I METALMECCANICI
A SCENDERE IN PIAZZA IL 12 MARZO PER LO SCIOPERO GENERALE A DIFESA
DEL CONTRATTO NAZIONALE E DELL’ART. 18 PER AVVIARE UNA VERA E
PROPRIA VERTENZA NEI CONFRONTI DEL GOVERNO E DELLA CONFINDUSTRIA

lunedì 1 marzo 2010

12 MARZO SCIOPERO GENERALE (4 ORE) INDETTO DALLA CGIL

LA SCURE DEL GOVERNO SUI DIRITTI DEI LAVORATORI
(ARTICOLO 18 COMPRESO)

In Parlamento si sta per consumare, nel silenzio generale, una vera e propria
controriforma del diritto del lavoro, un attacco insidioso contro diritti che i
lavoratori hanno conquistato in mezzo secolo di storia, compresa la tutela
dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.

Il disegno di legge n. 1167-B, agli articoli 30, 31 e 32, introduce delle modifiche che mirano
a svuotare di significato le tutele dei lavoratori: il risultato sarà quello di lasciare il
lavoratore ancora più solo nella “libera” dinamica dei rapporti di forza con il datore di
lavoro, al quale viene attribuita mano libera rispetto a leggi e contratti collettivi.

La norma “manifesto” è il comma 9 dell’art. 31, dove si prevede la possibilità
di privare il lavoratore della tutela giudiziaria, affidando le controversie non ai
giudici, bensì ad arbitri. Questi ultimi potranno addirittura giudicare “secondo
equità”, che significa: secondo il loro buon senso, senza applicare le norme di
legge e dei contratti collettivi. Questo vuol dire privare il lavoratore di garanzie
certe e universali quali quelle date dai contratti nazionali e dalle leggi,
minando anche la stessa la tutela dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.

Ma vi è di più: anche se un lavoratore dovesse riuscire ad andare davanti ad un giudice,
quest’ultimo non potrà sindacare le scelte del datore di lavoro e dovrà tener conto dei
concetti di giusta causa e di giustificato motivo di licenziamento che saranno dettati non
più dalla legge e dalle norme costituzionali, bensì dalla contrattazione collettiva (anche
separata) e, ancor peggio, dal contratto di lavoro individuale stipulato all’atto
dell’assunzione, qualora certificato da apposite commissioni (art. 30). E’ evidente che in
quest’ultimo caso, data la disparità contrattuale tra datore e lavoratore, il contratto
certificato potrà benissimo sanzionare con il licenziamento anche una minima mancanza
del lavoratore.

Vengono in questo modo letteralmente capovolti i fondamenti stessi del diritto
del lavoro, nato per tutelare il contraente debole nel rapporto di lavoro.

Il disegno di legge contiene, inoltre, una ridefinizione dei termini per l’impugnazione dei
licenziamenti, dei contratti di collaborazione, dei contratti a termine e dei trasferimenti che
renderà assai difficile (se non impossibile) al lavoratore la tutela giurisdizionale dei propri
diritti (art. 32).

Se a tutto ciò si aggiunge che, dopo la legge n. 69/2009, sarà possibile
condannare il lavoratore alle spese di giudizio quando vorrà ricorrere al
tribunale per difendere un suo diritto, appare ancor più urgente e necessaria
una presa di posizione netta e precisa di fronte a questa serie di
provvedimenti che minano alla radice l’ispirazione costituzionale del nostro
diritto del lavoro. In questa lotta la CGIL sarà sempre in prima fila.